Tecnica - Le Radio di Sophie - Technics

Un metodo poco invasivo per riparare una vecchia radio

Una proposta di Carlo Bramanti

Per prima cosa procurarsi la zoccolatura delle valvole presenti nella radio, una tensione continua dell’ordine dei 200 volt presa dall’anodica di un altro apparecchio o fornita da un trasformatore 220/160, un diodo 1N4007ed una resistenza da 10 000 ohm da un paio di watt. Nessun condensatore di filtro. Poi un tester per 200 volt di tensione e 100 ma di corrente.

Ad apparecchio in prova spento si inseriscono i 200 volt tramite resistenza ed il milliamperometro direttamente tra gli elettrolitici di filtro e lo chassis  L’indice del milliamperometro deve fare un guizzo alla carica degli elettrolitici, poi deve spengersi lentamente. Se non c’è guizzo i condensatori sono secchi. Se la corrente rimane elevata c’è un corto on una forte perdita. Rimarrà una circolazione dovuta alla perdita degli elettrolitici, ma anche una dei condensatori a carta che si spengerà lentamente. Tenendo la tensione una giornata molti condensatori in carta, che sono quasi sempre in perdita, si recuperano.

A questo punto collegare il tester in funzione voltmetro tra lo chassis e tutti i punti dove, secondo lo schema, deve arrivare l’anodica: placche e griglie schermo. In tutti i punti la tensione deve essere identica e piena  Altrimenti c’è una perdita (molto spesso nei condensatori di disaccoppiamento delle griglie schermo). Si deve controllare anche se sulle griglie controllo non ci sia del positivo: in particolare sulla griglia della finale, dovuta alle frequente perdita del condensatore di accoppiamento.

A questo punto i guasti più frequenti si sono centrati. Riparatigli si può procedere all’accensione dell’apparecchio, anche a piena tensione, dopo aver verificato che non ci siano corti nel cavetto di alimentazione ed in quello che porta all’altoparlante. Spesso l’interruttore non funziona, ma basta un po’ di CRC per riattivarlo. A questo punto, dopo 20 secondi si deve sentir ronzare l’altoparlante.

Va verificata la tensione sul catodo della finale che deve essere alcune decine di volt (quella di polarizzazione che da il data sheet). Se è minore la finale è esaurita. Naturalmente anche l’anodica va controllata e deve essere sui 250 volt. Altrimenti si misura la corrente alternata ai capi del trasformatore di alimentazione che deve essere sui 400 v (200+200). Se è minore ci sono spire in corto che noteremo anche dal riscaldamento del trasformatore stesso.

Un altro inconveniente frequente è che le resistenze di alto valore dell’AVC sono, col tempo, aumentate troppo di valore.

    Per i più manfani

Chi ha meno cura dell’apparecchio può tranquillamente  collegarlo direttamente al 220 curando di staccarlo rapidamente se entro 20 secondi non si sente ronzio all’altoparlante. È’ sempre meglio che tenerlo a lungo a tensione ridotta dato che, non potendo monitorare il rumore, si rischia di non staccarlo che a guaio avvenuto: dico secondario del trasformatore di alimentazione. A tensione ridotta si può collegare solo se monitoriamo la corrente anodica.

Firenze 29 luglio 2014

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