|
La tecnica -
Le
Radio di Sophie
Gli
altoparlanti "a spillo"
Leonardo Mureddu
(Questo articolo fa parte di una pagina che tratta in
generale l'argomento altoparlanti)
Come
accennato nella pagina introduttiva di questo articolo, il limite principale degli altoparlanti a tromba sta
nella scarsa resa acustica nel registro basso, che è limitato dalle
dimensioni fisiche dell'altoparlante. In pratica, per avere una resa
accettabile a bassa frequenza, le dimensioni della bocca devono essere
dell'ordine del metro quadrato, e di conseguenza anche la lunghezza
della tromba andrebbe dimensionata in proporzione. Ma già dalla metà
del 1920 le esigenze degli ascoltatori andavano evolvendosi, e se prima
ci si accontentava di "sentire qualcosa", ora si pretendeva
anche una certa qualità, specie nelle riproduzioni musicali. Sfogliando
le riviste di radiotecnica degli anni dal 1925 in avanti, si può notare
che la quantità di articoli e di inserzioni pubblicitarie riguardanti
gli altoparlanti tende ad aumentare di mese in mese, segno che la
tecnica si evolve rapidamente e che nuovi dispositivi vengono realizzati
per venire incontro alle crescenti esigenze del mercato. Tra questi
dispositivi, prendono presto piede gli altoparlanti magnetici a
diaframma conico, noti universalmente come "altoparlanti a
spillo", dei quali la Philips fu una delle aziende leader in Europa.

In
quell'epoca gli apparecchi radio erano sempre dotati di altoparlante
esterno al mobile, ed era quindi facile per l'utente
"modernizzare" l'apparecchio eliminando il vecchio collo di
cigno e sostituendolo con un magnifico diffusore a spillo. Questi ultimi
avevano il vantaggio della compattezza e dell'eleganza, erano delle
scatole di dimensioni ridotte, variamente decorate, che potevano essere
tranquillamente poggiate sul coperchio del ricevitore.
La tecnica
degli altoparlanti a spillo è piuttosto varia. Nella sua forma più
semplice, direi quasi rudimentale, il sistema somiglia a quello degli
altoparlanti a tromba: un'ancora viene fatta vibrare in un campo
magnetico variabile, e comunica le sue vibrazioni ad un cono di carta
leggera. Quest'ultimo imprime le sue onde di pressione all'aria
circostante provocando l'emissione del suono. La foto qua sotto mostra
il più semplice meccanismo di questo genere che sia riuscito a
fotografare. Come si vede, c'è un magnete a ferro di cavallo che
finisce da una parte con la lamina vibrante, dall'altra con
l'avvolgimento che porta il segnale audio da riprodurre.

Il
cono, di cartoncino leggero, è fissato esclusivamente ad un perno che
sporge dalla lamina vibrante. Una vite di regolazione permette di
variare l'ampiezza del traferro, e quindi la sensibilità
dell'altoparlante. Si può notare che il campo magnetico mantiene la
lamina sempre in tensione, esattamente come avviene nelle cuffie
magnetiche e negli altoparlanti a tromba. Questo tipo di altoparlante
non è particolarmente sensibile, né ha una grande qualità sonora, ma
offre il vantaggio, rispetto alla tromba di pari dimensioni, di
migliorare la risposta ai toni bassi e quindi di essere più adatto per
la riproduzione musicale. E' invece altamente carente nel registro
acuto, a causa della grande inerzia del cono, e quindi non è
particolarmente indicato per la riproduzione della voce umana, che
risulta cupa e impastata. Comunque godette di un grande favore anche
perché era molto economico, e lo si può ammirare in varie fogge nei
musei e nelle collezioni. La
figura qua sotto mostra un tipico ricevitore del 1925 (circa)
equipaggiato con un altoparlante a spillo.

Accanto
a questi modelli ad armatura semplice si diffuse negli stessi
anni un sistema decisamente più complesso e costoso, ma che offriva
resa e sensibilità decisamente superiori. Si tratta del meccanismo
"quadripolare", detto anche "ad armatura
bilanciata", sviluppato da Baldwin al principio degli anni '20.
Questo meccanismo fu introdotto nelle cuffie telefoniche per migliorarne
la sensibilità, e fu poi adottato dalla Philips e dalle grandi case
costruttrici di sistemi acustici per equipaggiare gli altoparlanti di
classe. Il principio di funzionamento è un tantino complesso, e merita
una spiegazione dettagliata. Cominciamo ad osservare la figura
sottostante.

In
essa sono raffigurati due magneti a ferro di cavallo, disposti
affacciati con i poli contrapposti. Una barretta di ferro può essere
tenuta in equilibrio all'interno di questo campo magnetico, essendo
soggetta all'azione di campi contrapposti. Su questa barretta è
avvolto un solenoide collegato come sempre con la sorgente di corrente a
frequenza acustica. Il passaggio della corrente provoca una perdita
dell'equilibrio da parte della barretta, che viene deviata verso destra
o verso sinistra in risposta alle variazioni del campo magnetico. Questo
movimento, opportunamente amplificato da un sistema spillo-cono, produce
il segnale acustico. E' da notare che, poiché la barretta a riposo,
essendo in equilibrio è soggetta ad una forza nulla, il sistema risulta
sensibile a qualunque corrente, anche minima, e quindi dimostra una
sensibilità maggiore del sistema bipolare nel quale la corrente
acustica deve vincere la tensione della molla di richiamo. Inoltre
l'effetto di una corrente sinusoidale è perfettamente simmetrico, dando
luogo a spostamenti uguali nelle due direzioni del moto, il che assicura
una bassa distorsione del segnale riprodotto.
In
realtà nella tecnica costruttiva di questi altoparlanti non si usò
quasi mai una coppia di magneti, ma un unico magnete a ferro di cavallo
fornito di quattro prolungamenti come quelli visibili nelle figure qua
sopra. La bobina S con il suo perno, visibili a destra, vengono sospesi
tra le espansioni polari del magnete. Il risultato è identico a quello
descritto, ed il sistema è più compatto. La figura qua sotto mostra un
"motore quadripolare bilanciato" come fu realizzato in realtà
dalla Philips per i suoi famosissimi "piatti da barbiere". Lo
spillo B si muove lungo il suo asse, ed è collegato al cono di carta.

Le
qualità principali di questi dispositivi sono essenzialmente due:
elevata sensibilità e buona resa musicale, quest'ultima dovuta alle
dimensioni del cono, che favoriva la riproduzione delle note gravi.
La
sequenza fotografica qua sotto mostra le fasi di montaggio
dell'altoparlante di una classica "superinduttanza" Philips
del 1932. Come si vede, a montaggio ultimato il cono copre completamente
il driver. Questa configurazione, dal minimo ingombro, era utilizzata
anche per i sistemi a "piatto di barbiere".
Torna all'articolo
sugli altoparlanti
|