Tecnica - Le Radio di Sophie - Technics

Da qui partì cantando

I danni da trasporto per le nostre vecchie radio

L. Mureddu

C'è una vecchia storiella relativa al viaggio in treno di un canarino. Venne affidato al capotreno di una stazione del Nord, in una bella gabbietta, con una buona scorta di mangime e di acqua, ma quando arrivò al paesino di destinazione era morto. Vi fu uno scambio di telegrammi: "Canarino morto arrivò". Risposta: "Da qui partì cantando".

Lo stesso capita con le vecchie radio a valvole. Magari funzionano benissimo prima del trasporto, ma una volta arrivate a destinazione, malgrado un "ottimo imballaggio" e tutte le cure possibili, denotano problemi, malfunzionamenti o peggio. Spesso ci si scaglia contro il venditore, accusandolo di truffa o di incuria, oppure contro il corriere, insomma si cerca un colpevole contro cui prendersela. Ma in molti casi la colpa è solo del viaggio, se l'imballaggio è fatto bene - ma di questo parliamo dopo.

Il viaggio è uno stress. Ormai quasi sempre le merci attraversano l'Europa in aereo, anche per tragitti medi o piccoli, dato che si fa sempre riferimento ai centri di raccolta e smistamento, i famigerati "hub". Un pacco che da Monaco deve arrivare a Cagliari viene imbarcato su un volo merci fino all'hub italiano di quel particolare corriere, dove viene smistato e inviato a destinazione attraverso uno o più altri voli. Decolli, atterraggi, scarrozzamenti su muletti e furgoni, con tanti scossoni. E come se non bastasse, i voli merci utilizzano spesso vani di carico pressurizzati ma non riscaldati, il che sottopone i nostri pacchi a sbalzi termici di parecchie decine di gradi, fino a 20-30° sotto lo zero. Provate a mettere una vecchia radio in freezer per un giorno, e dopo vedete se funziona ancora come prima.

Scosse e basse temperature provocano problemi ai contatti, anche a quelli interni dei componenti, e comunque mettono in evidenza eventuali problemi presenti, che non erano riscontrabili a temperature normali. Non per niente esistono delle apposite bombolette spray "sfredda circuiti", che emettono un fluido refrigerante e si usano proprio per mettere in evidenza guasti intermittenti, falsi contatti, saldature difettose. Nel nostro caso ci pensa l'aereo a fare tutto ciò.

Quindi, all'arrivo del pacco, prima di provare ad accendere la radio, è bene seguire le stesse norme che si trovano nella pagina "prima di accendere" in questo stesso sito.

Venendo all'imballaggio, ecco una piccola guida basata su un'esperienza di lunga data.

1) Tutto ciò che può succedere durante un trasporto succederà. Scossoni, cadute, schiacciamenti sono da prevedere. Inutile sperare nella fortuna o nella cura dei corrieri. Inutile anche sperare nell'efficacia di targhette e scritte imploranti

Queste targhette sono del tutto inutili, anche perché il corriere non le fa cadere apposta le scatole, e non sceglie quelle senza etichetta per farle cadere. Se cadono è per incidente. Sta a noi evitare o ridurre le conseguenze di una caduta.

2) Niente imballaggi rigidi. Le vecchie auto se sbattevano contro un muro restavano intere, e per questo tutti dicevano che erano "buone". In realtà trasmettevano tutta l'energia dell'urto sugli occupanti, spezzando colli e sfondando toraci. Ecco il risultato di un imballaggio rigido su una povera "Nicoletta": l'energia di un urto si è trasmessa sull'oggetto più pesante, il trasformatore, storcendo il telaio e divellendo valvole e altri componenti. Questo non sarebbe capitato con un imballaggio morbido.

2) Niente imballaggi piccoli e pesanti. Non basta uno straterello di pochi centimetri tra la nostra delicata radio e l'ambiente esterno, anche se questo strato è una cassa di legno. Inoltre, più è pesante il collo, maggiore è il rischio che cada di mano ai trasportatori. Meglio uno scatolone molto più grande, che offre il vantaggio di un peso specifico minore e permette di isolare il carico in una zona centrale ben protetta. Lo stesso sistema adottato in natura per sospendere il tuorlo dell'uovo all'interno del guscio:

Basta pensare all'uovo, che contiene un delicatissimo pulcino in formazione, per rendersi conto di come deve essere fatto un buon imballaggio. Un guscio leggero ma elastico, un rivestimento ovattato e morbido, e al centro il carico da proteggere, libero di oscillare. Così va fatto.

E questo cerchio, iniziato con il viaggio di un canarino, si chiude con un uovo.

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