Tecnica - Le Radio di Sophie - Technics

Antenne a telaio ecc.

Carlo Bramanti

Ricezione con antenna a telaio

    Tutti abbiamo avuto una delusione quando abbiamo provato a connettere una di quelle antenne d’epoca a telaio ad una radio domestica posteriore agli anni ’30. Il fatto è che, se la facciamo risuonare con un condensatore variabile, l’impedenza di ingresso del ricevitore la smorza completamente, annullandone l’uscita. Inversamente se usiamo un collegamento aperiodico, la reattanza induttiva dei normali telai è troppo elevata.

Soluzione

   Se la radio in questione è molto sensibile, conviene costruire un quadro da 3 a 5 spire collegato aperiodicamente (cioè senza nessun condensatore variabile) all’ingresso. Il risultato, spesso, è ottimo.

   Meglio, ma più complesso, è far risuonare il telaio classico con un variabile ed aggiungerci 2-4 spire aperiodiche, da collegare all’ingresso tra massa ed antenna. La terra esterna normalmente non è necessaria, ma talvolta può essere utile. Il telaio può essere collocato anche ad una certa distanza dall’apparecchio.

Più semplice

  Ma la soluzione che ritengo più semplice ed efficace è costruirsi un’antenna a telaio quadrato da 40 a 60 cm di lato, oppure esagonale, con del conduttore flessibile spesso, che si possa denudare. Le spire saranno tra 12 e 14, il variabile da 500 pf. Lo collegheremo alla radio, tramite un coccodrillo, ad una presa alla seconda o terza spira, come adattamento di impedenza. Possiamo anche tendere una quindicina di spire a spirale piatta dietro il dorso della radio, distanti tra loro almeno 3 mm, con relativa presa di adattamento. Il problema, se mai , è sistemare il variabile.

  Il segnale diviene molto intenso e conviene orientare il tutto nella direzione del minimo rumore.

Prestazioni

   Ai nostri ricevitori interessa la tensione del segnale. Questa è data dal segnale presente intorno all’antenna, in Volt, moltiplicato per l’altezza effettiva heff dell’antenna. Per uno stilo heff è data dall’altezza diviso 2. Per un’antenna ad L rovesciata vale  heff = altezza (la lunghezza non c’entra). Per un’antenna a telaio è vale quella delle formule qui sotto Per ottenere un buon Q è importante il tipo di filo e la giusta distanza tra le spire. Ideale sarebbe il filo di Litz 660x0,05, reperibile in internet, anche se piuttosto costoso. Un’antenna a telaio di 40cm x40, 14 spire e 400 di Q, ha un heff di quasi 20 m,  (però su un’impedenza elevatissima, che andrebbe bene alla griglia di una valvola, ma che  per la nostra radio va ridotta usando la presa). Per questo all’ ingresso  di una vecchia radio (mediamente1000 ohm) si riduce a poco più di 1 metro, più o meno quello che possiamo ottenere da un’antenna filare sul balcone!( Potrei suggerire una cosina, però è meglio di no, perchè si dovrebbero mettere le mani nell’apparecchio).

Antenne estese

   Molti hanno provato cocente delusione quando hanno provato a realizzare antenne lunghissime. Queste se non sono fatte come si deve sono inservibili. La antenna di Beverage, ideale per l’ascolto in onde medie, lunga diverse lunghezze d’onda, se pur bassa, è irrealizzabile con l’orografia del nostro Paese. Contentiamoci di un’antenna alta, non estesa, ma ben fatta.

Per la galena

   L’apparecchio a galena, a differenza delle normali radio, utilizza la potenza data dall’antenna. Questa è  la tensione del segnale Vquadro/4R, ovvero importantissima è la resistenza di perdita che principalmente è dovuta al terreno e che prevale sulla resistenza di radiazione. La soluzione, per chi ha spazio, può essere un’antenna filare con un contrappeso fatto con due fili distanti 2-3 m tra loro ed a mezzo metro dal suolo, distesi sotto l’antenna.

   Spero che queste mie note rispondano alle numerose domande che mi sono state poste sull’argomento.

 

Carlo Bramanti, febbraio 2012

 

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